Abbiamo di fronte noi stessi: la nostra fragilità, il decadimento del tempo sul nostro corpo. Abbiamo addosso le emozioni dell’imperfetto. Che forse non è mai stato così bello.
Bhe, che dire. Ron Mueck è un esponente importante della scultura contemporanea, e le sue opere sono semplicemente definite “iperrealiste“.
Tuttavia non voglio parlare di come la sua scultura sia classificata nei libri di storia dell’arte oppure dell’interesse internazionale dimostrata per la sua arte. Un esempio fra tutti è la sua esibizione alla Saatchi Gallery.
Vorrei parlare di Ron Mueck, artista australiano nato nel 1958, partendo da “dentro”. Nasce figlio di giocattolai tedeschi, e chi mi legge sa come il mondo delle bambole e dei burattini abbia un fascino incredibile su di me (ad esempio scrissi delle iniziative per bambini della Fondazione Prada proprio per questo).
Ludo: uno dei più teneri pupazzi mai realizzati per il cinema
La mia generazione è stata incantata per anni dal film Labyrinth. Dai suoi personaggi, dalla musica di David Bowie, e ha sognato attraverso gli occhi azzurri di Jennifer Connelly.
E cosa centra questo con Ron Mueck? Bhe, una delle icone di dolcezza, bontà e semplicità disarmante, che dimostra una profonda indagine emotiva è Ludo, il pupazzo creato e progettato proprio da lui.
Chi poteva resistere ai suoi dolci occhioni?
L’arte di Ron Mueck fonde reale con immateriale: l’iperrealismo è la vita allo specchio
Concentriamoci sull’arte di Ron Mueck.
Lo voglio fare con una sorta di indagine meditativa davanti ad ognuna si esse.
L’ imperfezione regna regina, ogni ruga, ogni segno del tempo, ogni momento vissuto è vulnerabile. È racconto e materia.
Non sono le sculture di silicone e capelli veri ad essere nude: è la nostra anima che viene depredata di qualsiasi sicurezza, di qualsiasi certezza di fronte a queste sculture.
Svanisce il bello, lo stereotipo, l’illusione. Ti travolge (e a volte fa male) il quotidiano, la vita, la nascita e la morte.
La fragilità dell’essere umano è di una nitidezza cristallina, è un duro confronto con la realtà che ci immaginiamo, anch’essa sgretolata di fronte ad un “noi” insicuro e precario.
È una sequenza di sentenze immateriali nell’espressione più concreta che esiste: l’iperrealismo che traduce in sensazioni le nostre energie. Le nostre paure. Le nostre infinite sfumature.
L’iperrealismo che scalda e emoziona: si sente battere il cuore
Ci sono sculture di Ron che mi hanno profondamente toccato e commosso. Una è uno scambio generazionale, l’espressione più alta dell’amore.
Una sensazione indescrivibile che travolge senza pietà, abbattendo ogni barriera concettuale innalzata nell’avvicinarci all’iperrealismo.
Approcciatevi a quest’opera d’arte con il cuore puro, e abbandonatevi ai ricordi alla ricerca del profumo della vostra nonna.
Abbandonatevi al ricordo del suo abbraccio. Sentitela dentro. Molto probabilmente mentre evocate questo ricordo, grazie alla scultura di Ron Mueck, lei siede proprio accanto a voi.
C’è un’altra sua opera che mi fa scaturire grandi emozioni almeno quanto grande è l’opera stessa: “A girl” è lunga cinque metri di lunghezza, creata con silicone, fibra di vetro, acrilico e poliestere.
La bellezza reale della nascita, nella sua identità, senza stereotipi, solo miracoli.