Jannis Kounellis: la morte. Ci lascia tanto, e porta via tanto. Ho amato la sua forza, la sua appartenenza (ma anche la sua distanza) dall’Arte Povera.
Jannis Kounellis è un artista cardine della storia dell’arte contemporanea
Non sta a me ricordare Jannis Kounellis elencando le sue opere, o il suo linguaggio figurativo.
Siamo tutti d’accordo che è un personaggio che ricorderemo per il suo percorso eclettico: dalla Grecia, suo pese d’origine, ai quadri informali su sfondo bianco degli anni ’60, alla libera interpretazione del fuoco, all’arte che si estende intorno a noi rendendoci partecipe (spett-ATTORI).
Ecco, in poche frasi ho tentato succintamente di esprimere il viaggio culturale di questo astro importante del firmamento contemporaneo.
L’immagine di copertina, ritrae un Kounellis del 1961, di proprietà del collezionista (nonchè presidente di una grande casa di moda) Massimo Ferretti. È una fase della sua creatività interessante, una sorta di vorticoso cocktail “dada” dove gli ingredienti principali sono numeri, caratteri e “non-sense”.
La giungla convulsa, come l’hanno definita alcuni, di segni e lettere è un’indagine stilistica degli anni 50 e 60 molto originale.
Kounellis, la sua filosofia di mercato, la nuova prospettiva
Nell’ottica di ciò che ogni giorno cerco di esprimere nel mio blog, tuttavia, non posso non citare un aspetto che lo rende molto vicino a ciò che penso.
Kounellis non fu mai un produttore seriale di opere piegate alla leggi del soldo e del mercato. Anzi, lo travolse molta frustrazione quando i principi del movimento legato all’arte povera, di cui faceva parte, si inserì comodamente nelle dinamiche commerciali di gallerie e musei.
Già intorno al 1960 le sue opere aggrediscono le stesse, e le sue opere d’arte circondano lo spettatore che ne diventa parte attiva. Cito un esempio per tutti: “Cavalli”, 1969, galleria L’Attico di Fabio Sagentini.
Credo che sia un momento importante per l’arte: l’esercizio stilistico va oltre, esplorando spazi e dimensioni da angolazioni diverse. È l’ambiente che diventa arte, la sensazione di contemporaneità è data dallo spostamento del solletico intellettuale dalla contemplazione alla partecipazione.
L’ambiente diventa esso stesso opera d’arte, la prospettiva cambia e tutto avanza verso un grado di consapevolezza interpretativa che apre innumerevoli nuovi scenari.
Arrivederci, Maestro.