Ci sono opere d’arte per me più significative di altre. Alcune si distinguono per il carico emotivo che portano, altre per le innovazioni stilistiche che aprono parentesi nuove nell’indagine concettuale e materica nel panorama dell’arte. Altre invece sublimano in se stesse tratti e tendenze diverse, e si tramutano in soluzioni estremamente personali e coinvolgenti. Ebbene, “La sposa del vento” di Oskar Kokoschka è una di queste e le voglio dedicare un articolo.
Oskar Kokoschka e il lirismo dell’espressionismo tedesco
Il secessionismo austriaco (1897), rispetto ad altre ribellioni alle istituzioni ufficiali dell’arte, vedono una contestazione della Künstlerhaus più mite, ma comunque decisa. Il motto dei pittori “ribelli”, capitanati da Gustav Klimt, era scritto a chiare lettere sul palazzo secessionista concesso dalla Künstlerhaus e progettato da Olbrich: “Ad ogni tempo la sua arte, libertà per le arti“. Questa nuova contestazione “disciplinata” vede al comando della nuova organizzazione Von Alt, una figura legata all’istituzione canonica. Una sorta di compromesso che si riflette anche nelle opere dei grandi della secessione viennese. Una presa di distanza forte, ma non imbevuta dei toni drammatici e violenti (dal punto di vista artistico) di quella dei “colleghi” tedeschi.
C’è un’opera di questo periodo che ho sempre amato, da quando ho cominciato a studiare storia dell’arte. Si tratta de “La sposa nel vento”. Questa tela riassume in sé tante caratteristiche che la rendono speciale, e va analizzata come opera “chiave” di questo periodo.
A livello stilistico, il gusto del “non finito”, e della ruvidità materica, è ben assimilato dall’espressionismo di tipo tedesco che però (si guardino Dix e Kirchner ad esempio) è più concentrato sull’ l’impatto cromatico e la forza spigolosa dei tratti del disegno. Qui Kokoschka, pur mantenendo viva l’attitudine per l’impeto grafico e cromatico, riesce a contenere i sentimenti in un guscio di protezione (lo stesso che avvolge gli amanti) e lascia udire chiaramente un valzer turbinoso che culla i personaggi trasportati dal vento. I soggetti dipinti sono lo stesso artista e Alma Mahler, vedova del grande e celebre compositore Gustav. L’uomo ritratto è desto, e sembra conoscere due scomode verità. Sa che l’amore travolgente di cui era protagonista di lì a poco potrà finire (e così fu) e che l’Europa era in bilico su un baratro, la guerra, che l’avrebbe travolta presto.
Un vorticoso e “barocco” volteggio di sentimenti e di richiami psicologici, che vibra una sorta di premonizione, e che anticipa la tragedia della guerra.
Oskar Kokoschka La sposa nel vento: un’opera meravigliosa che trasuda umanità. Ha un timbro chiaramente romantico e consacra una delle personalità più amate, ma forse meno conosciute della Secessione Viennese. Vorrei che si parlasse e si celebrasse di più, alla luce della sua “completezza artistica”. È del 1909 la prima rappresentazione teatrale di “Assassino speranza delle donne“, il primo dramma teatrale classificato espressionista. Dal manifesto della rappresentazione, sempre del 1908. intitolato “Pietà”, ho visto trarre ispirazione una miriade di grafici e fumettisti di successo contemporanei.
È una poetica da approfondire e da sentire. “La sposa nel vento” è l’apice di una fase creativa tormentata, gentile e estremamente ricca allo stesso tempo.