Sabato 15 dicembre, presso la Galleria D’Arte Jutta Motzko, è stato presentato il volume “I Lanfranco dalle Gabicce”, del notissimo e amato storico dell’arte misanese Riccardo Gresta.
Ho presenziato a queste evento, e comprato la pubblicazione, per due motivi saldamente ancorati al mio cuore. Due motivi dal sapore dolce, oltre al mio amore per l’arte che è la costante di tutto: uno è l’infinita gratitudine e ammirazione che provo per il prof. Gresta (che è stato colui che mi ha insegnato a capire e amare bellezza ed espressione), e perché sento piacevolmente salde le mie radici in questo territorio. Gabicce, infatti, è praticamente a due chilometri da dove sono nata e dove vivo.
A trent’anni dalla pubblicazione (1987) dove Gresta racconta, più o meno per la prima volta, la bellezza e la maestosità dell’opera dei maiolicari Gabiccesi ( I Lanfranco delle Gabicce, appunto), esce un volume pubblicato dall’ Associazione Culturale Il Fortino di Gabicce Mare, che ne approfondisce la grandezza e l’importanza della loro produzione artistica.
Proprio a Riccardo Gresta va, infatti il merito di aver portato alla luce opere, elaborato attribuzioni, rintracciato le storie dei maestri maiolicari gabiccesi, che fino a trent’anni fa erano sconosciuti. A lui va il merito di aver puntato i riflettori verso una fucina di arte e una mole di produzione che rende giustizia, grazie anche a quest’ultima pubblicazione, ai maestri marchigiani.
Grazie a queste indagini, la maiolica pesarese conquista un posto d’onore nel panorama artistico nazionale di quegli anni. Girolamo Lanfranco, insieme a Jacomo, il figlio, sono, ora, finalmente considerati personalità importanti della produzione ceramica italiana della seconda metà del 500.
Il catalogo “I Lanfranco dalle Gabicce”: quando l’editoria d’arte è sinonimo promozione del territorio
Potrei soffermarmi a descrivere tutti i passaggi seguiti da Gresta nello scoprire questa miniera d'”oro” (in tutti i sensi, poi scoprirete perché) di maioliche pesaresi. Egli ha vagato tra le maggiori istituzioni museali nazionali e internazionali, cercando testimonianze e documenti. Dall’archivio di stato di Pesaro, alla biblioteca Oliveriana della stessa città, fino ad arrivare al Louvre di Parigi, passando per i privati possessori di reperti e cercando tasselli storici per ricostruire l’evoluzione delle opere di Lanfranco. Gresta ha capito che la mole di lavoro dei maestri gabiccesi (padre e figlio, Girolamo e Jacomo Lanfranco) documentata dalle numerose testimonianze presenti nell’archivio di Pesaro, e i riconoscimenti ricevuti incarnavano un prestigio rimasto per troppo tempo celato.
Uno, su tutti i riconoscimenti, è stato insignito mentre erano in vita. Il Duca Guidobaldo II Della Rovere riteneva esonerato Jacomo Lanfranco per 25 anni dalle tasse per “aver egli inventato il procedimento di mettere l’oro nelle maioliche…cosa che fin qui è stata più desiderata che veduta da altri”.
Tuttavia, vorrei soffermare l’attenzione su un altro aspetto che ricopre l’arte, in questo caso come strumento editoriale (non a caso l’ho inserito nella categoria editoria d’arte).
Si leggono, tra le righe di presentazione del catalogo, intenti statutari dell’associazione Il Fortino che desidera aumentare e lustrare l’elevazione culturale del territorio, diventato, grazie al luminare Gresta, un fulcro importante di studi e testimonianze sulla ceramica del 500.
Bhe, lo trovo un proposito molto nobile che fa bene a tutti: la cultura e l’arte elevano e significano molto per le persone che abitano una terra. Lo dimostra anche la grande affluenza di pubblico che ha destato la presentazione del volume. Ben vengano iniziative e eventi come questo. Il mondo ne ha bisogno.
Tutte le foto sono immagini del fotografo d’arte Badioli Giuseppe