Ho appena concluso un’esperienza ricca di valori, a contatto con ragazzi giovanissimi e con la natura incontaminata del Parco Nazionale del Casentino in Toscana.
Ho quindi deciso di pubblicare subito un articolo che parla di un progetto d’arte a scuola che mi ha colpito moltissimo, segnalato dalla mia cara amica Doris. Chi mi legge sa che io narro argomenti d’arte di cui riconosco il valore e l’intento pensante. Quelli che aiutano a evolvere il pensiero umano con stimoli che arrivano al cuore e al cervello. Ecco, non importa se essi siano all’interno di una galleria, o di un museo prestigioso, o ancora appesi ai muri di una scuola. Se l’arte nutre l’anima, è degna di essere raccontata.
Per questo ho chiesto ad Alessandra Stacchini, insegnante in una scuola elementare di Villa Verucchio, di poter “raccontare” un suo progetto.
Arte a scuola per comprendere le diversità
Quando ho visto le fotografie degli elaborati, ho intravisto nelle didascalie scritte su cartoncino nero grande risonanza col mio blog. Ho sentito l’arte a disposizione di buoni pensieri e di grandi propositi. Come leggerete nelle righe di Alessandra, il progetto ha toccato varie aree scolastiche e la completezza del lavoro ha infuso negli elaborati grafici grande potenza.
Mi sono incantata e li ho guardati uno per uno, sentendo bene e chiaro il messaggio.
“Buongiorno Lara, finalmente eccomi qua, le mie giornate sono sempre super cariche di impegni, per fortuna come mamma e come insegnante a tempo pieno spesso sono impegni belli. Mi fa piacere confrontarmi con te e ti ringrazio per l’attenzione data alla mostra fatta dai miei bambini.La mostra racconta un pezzo di strada intrapresa con loro durante questo ciclo scolastico. Un progetto nato dall’esigenza di creare una coesione di gruppo fondata sul rispetto e sull’avvertire l’altro come una ricchezza. Il tutto in un gruppo classe composto da 25 bambini (17 maschi) ognuno con una forte personalità.
Il progetto ha coinvolto le discipline di arte, italiano, musica ed educazione motoria e ha avuto come denominatore la conoscenza di sé e dell’altro, portata avanti attraverso letture (da Sepulveda a Milani al libro del ragazzino autistico “Le parole che non riesco a dirti”, al libro sulla Shoa “L’albero della memoria”, o l’ultimo libro sulla diversità “Mio fratello segue i dinosauri” …. o dalla visione di film come “Wonder”, da cui poi sono nate le deformazioni facciali, cioè guardare gli altri con gli occhi del cuore oltre l’apparenza, al film “La ladra di libri” o ET…).
Ogni giorno io comincio la mia lezione leggendo loro un pezzo di un libro scelto con cura, poi decidiamo insieme cosa tenerci nel cuore di quella lettura durante il giorno. Ogni libro o filmato, ogni momento di confronto o conflitto, tutti i giochi di ruolo ( mettersi nei panni di …) sono stati occasione di crescita e li abbiamo raccontati col le parole e col disegno che come per magia prendeva forma. Io offrivo solo degli stimoli e gli elaborati potevano rappresentare emozioni, opinioni.
Sapevano parlare di ciò che c’è fuori e dentro di noi.
In questo i bambini sono immediati, sanno andare alla verità e sono capaci di riconoscere la bellezza se educati a fermarsi ad osservare.
Abbiamo disegnato in classe, di fuori, in fogli enormi e di gruppo o in ritagli di cartoncino con diverse tecniche e materiali e loro stessi spesso si stupivano di ciò che creavano.
Abbiamo fatto arte-terapia, ma io mi sono resa conto che ognuno di loro aveva già dentro di sé la capacità di guardare ed esprimersi, basta solo aiutarli ad ascoltarsi e ad ascoltare, per poter andare oltre l’apparenza.
Riguardo a me: sono un’insegnante da 28 anni, ho cominciato a 18 anni mentre ancora studiavo Pedagogia all’Università di Urbino, al Centro Educativo Italo Svizzero , scuola di prestigio in cui l’integrazione è sempre stato un punto di forza. Amo il mio lavoro, è un onore far parte della vita di ogni bambino che riesce sempre a donarmi qualcosa di nuovo e a rendermi una persona diversa. E’ un lavoro di grande responsabilità perché hai il compito di favorire la crescita dei bambini che incontri, non solo per le loro competenze, ma per la loro autostima e la loro identità. Cerco sempre di ascoltarli e di far sì che possano stare bene a scuola perché solo così poi possono imparare”.
Il mio pensiero al riguardo
Ogni volta che sento che la scuola non funziona, che non ci sono mezzi e possibilità per l’istruzione, penso alla grande ricchezza che fa la differenza in ogni momento anche quello più disastrato: le persone. Le persone che si preoccupano, accanto alle regole grammaticali e all’aritmetica, di educare l’anima alla sensibilità per cui è predisposta. A vedere con gli occhi del cuore, ad accogliere e a diffondere intenti positivi.
In questo caso, penso ad Alessandra che educa ai colori e alla bellezza, lieve come la brezza, ma profonda come il centro del mondo.