Scrivo dell’ Astrup Fearnley Museum di Oslo, per molteplici motivi: uno riguarda il concetto di “collezione” che lo contraddistingue. Il secondo riguarda la museologia e l’attività culturale organizzata in questo museo, alfine di collocare bambini e famiglie a contatto con l’arte contemporanea. Il terzo riguarda il progetto di Renzo Piano e la sua architettura, un gioiello di funzionalità e bellezza.
1. La collezione privata e l’accento sul linguaggio dell’artista
Sono quindi tre gli aspetti che in questo articolo voglio evidenziare. Il primo riguarda la “collezione” e la sua varietà. Si tratta di una delle collezioni private più corpose di tutta la Norvegia. Comincia a prendere vita e a contare numerosi pezzi già negli anni sessanta, e si è sempre concentrata sulle figure degli artisti piuttosto che collezionare pezzi da una corrente. È l’originalità del loro linguaggio visivo a contraddistinguere i pezzi (1500 opere!) presenti in questa collezione d’arte contemporanea. Il risultato d’insieme è molto eccentrico e variegato. Troviamo il “super glow” e famosissimo Michael Jackson di Koons accanto a The High Priestess (Zweistromland) di Kiefer. Due linguaggi completamente opposti, due personalità completamente differenti.
Particolarmente interessante (gusto personale) è Kiefer e la sua comunicazione così archetipica e apocalittica. Quest’opera è la metafora della conoscenza, appensantita dalla storia, e imbevuta in alchimia e entità astrali. Bisognerebbe dedicare un articolo solo a The High Priestess (Zweistromland), e si riuscirebbe a spiegare solo il titolo. The High Priestess (la Papessa) e Zweistromland (terra dei due fiumi, Mesopotamia) hanno tra loro un grande divario concettuale e metaforico. Eppure Kiefer riesce a coniugare in un unica immagine la potenza e il peso della storia, le sfumature immateriali legate ad una delle carte più potenti dei Tarocchi (la Papessa) e l’indagine sulla soppressione della cultura avvenuta durante il fascismo. Gli anni di quest’opera, 85-89, sono proprio collegati ad una ricerca di Kiefer su questa tematica.
2. Museologia e pianificazione della diffusione della cultura presso lo Astrup Fearnley Museum di Oslo
L’eterogeneità dei linguaggi è risolto con chiara organizzazione della collezione permanente. Periodicamente, è un solo artista a essere al centro dell’attenzione. Quindi un giorno puoi trovare esposte tutte le opere di Kiefer e un altro tutte quelle di Damien Hirst. Le più famose, che sono tre, rimangono sempre fisse, e sono:
- Anselm Kiefer, The High Priestess / Zweistromland;
- Damien Hirst, Mother and Child (Divided);
- Jeff Koons, Michael Jackson e Bubbles.
Sono da notificare assolutamente anche altre importanti iniziative attuate per “parlare” di arte contemporanea alle nuove generazioni e alle famiglie.
Il club dell’arte Rasmus è un programma dedicato ai bambini dai 5 ai 12 anni e ha luogo due sabato al mese. Artisti ed educatori museali introducono i visitatori più giovani all’arte moderna e contemporanea in una modalità accessibile e coinvolgente.
Tutte le domeniche, dalle 11:30 alle 16:30, c’è un workshop dedicato alla famiglie.
3. L’edificio e il progetto architettonico di Renzo Piano
L’edificio, composto da due corpi principali, è stato progettato da Renzo Piano. Le linee voluttuose, il legno, la luminosità e l’inserimento nel contesto che accoglie l’edificio sono caratteristiche della sua opera che ritroviamo nell’Astrup Fearnley Museum. La struttura, infatti, ricorda quella delle vele delle barche, nel quartiere di Tjuvholmen, tra i meravigliosi fiordi norvegesi.