Sebastião Salgado fa sentire la sua voce. Domani, 23 maggio, sui canali social del festival di antropologia del contemporaneo a Pistoia (dialoghi sull’uomo) verrà trasmesso il dialogo-intervista di Roberto Koch che diffonde un importante appello del fotografo brasiliano.
Egli, che da sempre testimonia vicende umane rivelando tratti scomodi della storia, mettendo luce su vicende legate ai registri più bassi dell’umanità verso se stessa, lancia infatti un importante messaggio. Exodus di Salgado, mostra di arte fotografica visitabile su prenotazione fino al 26 luglio, diventa mezzo per amplificare un concetto importante, al quale do spazio molto volentieri.
Saranno quindi i social del festival a dare voce al monito che Salgado ha rivolto al al governo, al congresso e alla Corte Suprema del Brasile. L’oggetto è la tutela degli indigeni dell’Amazzonia dal rischio di genocidio che la diffusione del Coronavirus potrebbe causare alla loro specie. Verrà infatti diffuso domani il video con l’intervista.
Salgado e l’Amazzonia
Salgado ha lavorato negli ultimi dieci anni proprio tra le tribù amazzoniche potendone apprezzare le abitudini, la vita, vivendo con loro a contatto con la natura e con gli animali, esperienza di cui racconterà a fondo la sua testimonianza preziosa e inedita. Queste comunità hanno già sofferto a causa delle foreste in fiamme e dei fiumi avvelenati.
La loro situazione è doppiamente critica perché i territori riservati per legge all’uso esclusivo delle tribù indigene viene ora invaso dai minatori, dai taglialegna e dagli allevatori di bestiame. Tali attività illecite si sono accelerate nelle ultime settimane perché fuori controllo a causa dell’emergenza sanitaria.
Gli intrusi illegali hanno portato il Covid-19 tra gli indigeni: per questo servono misure urgenti per proteggerli.
Cinque secoli fa, questi gruppi etnici furono decimati da malattie portate dai colonizzatori europei. Da allora, le successive crisi epidemiologiche hanno ucciso la maggior parte delle loro popolazioni. Ora, con questo nuovo flagello che si sta diffondendo rapidamente in tutto il Brasile, i popoli indigeni, come quelli che vivono isolati nel bacino amazzonico, potrebbero essere spazzati via del tutto.
“Queste popolazioni indigene fanno parte della straordinaria storia della nostra specie. La loro scomparsa sarebbe una tragedia estrema per il Brasile e una perdita immensa per l’umanità. Non c’è tempo da perdere. È questo il rischio che corrono le popolazioni indigene se non si prendono provvedimenti urgenti”. Sebastião Salgado
Exodus di Salgado: anche se sono passati vent’anni, l’attualità dei suoi scatti fa riflettere ora più di allora
La mostra fotografica di Sebastião Salgado Exodus. In cammino sulle strade delle migrazioni, a cura di Lélia Wanick Salgado, in corso a Palazzo Buontalenti e nell’Antico Palazzo dei Vescovi a Pistoia, è stata prorogata sino al 26 luglio. L’esposizione è realizzata da Fondazione Pistoia Musei in collaborazione con Pistoia – Dialoghi sull’uomo, Contrasto, Fondazione Caript, Comune di Pistoia.
Si tratta di ben centottanta fotografie, e catalizza l’attenzione di chi guarda su migliaia di frammenti di vita che spesso sono incapsulati in termini che non ne rivelano la cruda (ma anche poetica) autenticità. Uno di questi termini è “migrazione di massa”.
Salgado sviscera situazioni, occhi, emozioni, visi, e rende tutto tangibile al nostro cuore. Si intravedono usi, costumi ed è possibile riflettere sul termine etnia, tradizione, usanza, cultura in senso antropologico. Tuttavia, accanto ai dettagli specifici di ogni ambito culturale che viene ritratto, emerge nelle immagini di Salgado la più completa e universale gamma delle emozioni umane, il minimocomundenominatore di tutte le nostre anime.
La domanda che Salgado e Leila (la moglie) vuole che ci poniamo davanti alle immagini è questa:
Nel nostro cammino verso il futuro non stiamo forse lasciando indietro gran parte del genere umano?
Povertà, disastri naturali, calamità, violenza…alla base dell’abbandono della propria terra vi sono una marea di motivazioni. Una ricerca continua e ossessiva di una “terra promessa” che spesso non arriva, ma che permette ai migranti di coltivare sempre un barlume di speranza.
È questa l’arte che più ammiro: la ricerca di un linguaggio che faccia aprire occhi e mente, e che scaldi il cuore. Questo è il tipo di calore che spero possa trasformarsi in buoni propositi e energia per migliorare la coscienza dell’uomo e la premura verso se stesso (che sia vicino o dall’altra parte del mondo, quella più sfortunata).
L’ingresso alla mostra potrà avvenire esclusivamente previa prenotazione telefonando al numero 0573 974267 tutti i giorni dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18.
Cenni biografici su Salgado
Sebastião Ribeiro Salgado nasce l’8 febbraio 1944 ad Aimorés, nello stato di Minas Gerais, in Brasile.
A 16 anni si trasferisce nella vicina Vitoria, dove finisce le scuole superiori e intraprende gli studi universitari.
Nel 1967 sposa Lélia Deluiz Wanick. Dopo ulteriori studi a San Paolo, i due si trasferiscono prima a Parigi e quindi a Londra, dove Sebastião lavora come economista per l’Organizzazione Internazionale per il Caffè.
Nel 1973 torna insieme alla moglie a Parigi per intraprendere la carriera di fotografo. Lavorando prima come freelance e poi per le agenzie fotografiche Sygma, Gamma e Magnum, per creare poi insieme a Lélia la agenzia Amzonas Images, Sebastião viaggia molto, occupandosi prima degli Indios e dei contadini dell’America Latina, quindi della carestia in Africa verso la metà degli anni Ottanta. Queste immagini confluiscono nei suoi primi libri.
Tra il 1986 e il 2001 si dedica principalmente a due progetti. Prima documenta la fine della manodopera industriale su larga scala nel libro La mano dell’uomo, (Contrasto, 1994) e nelle mostre che ne accompagnano l’uscita (presentata in 7 diverse città italiane).
Quindi documenta l’umanità in movimento, non solo profughi e rifugiati, ma anche i migranti verso le immense megalopoli del Terzo mondo, in due libri di grande successo: In cammino e Ritratti di bambini in cammino (Contrasto, 2000).
Grandi mostre itineranti (a Roma alle Scuderie del Quirinale e poi a Milano all’Arengario di Palazzo Reale) accompagnano anche in questo caso l’uscita dei libri.
Lélia e Sebastião hanno creato nello stato di Minas Gerais in Brasile l’Instituto Terra che ha riconvertito alla foresta equatoriale – che era a rischio di sparizione – una larga area in cui sino stati piantati decine di migliaia di nuovi alberi e in cui la vita della natura è tornata a fluire. L’Instituto Terra è una delle più efficaci realizzazioni pratiche al mondo di rinnovamento del territorio naturale ed è diventata un centro molto importante per la vita culturale della città di Aimorés.
Nel 2013 Contrasto ha pubblicato la sua autobiografia Dalla mia terra alla terra e, da quell’anno, ha dato via a un lungo tour di presentazione della mostra Genesi in tutta Italia.
Nel 2021 la mostra Amazzonia sarà presentata per la prima volta in Italia presso il MAXXI di Roma.