Arnaldo Pomodoro a Pietrarubbia: una scoperta piacevolissima!
Oggi parliamo di scultura contemporanea, con una gradita sorpresa apparsa ai miei occhi e alle mie orecchie durante una caldissima domenica pomeriggio in Val Marecchia.
Con alcuni amici ci siamo trovati a passeggiare a Pietrarubbia, dove ho subito intravisto opere d’arte che hanno suscitato il mio interesse. Ho chiesto informazioni e ho scoperto che tra le aspre alture di questa parte della Val del Foglia, vicino alla famosa Pietrafagnana, si cela una sorta di museo a cielo aperto, una collezione permanente di grandissimo pregio, e un altare con relativa pala che mi ha lasciato senza fiato. Colui che ha dato nuova vita al borgo e che ha lasciato grandi testimonianze di sé è lo scultore Arnaldo Pomorodo, che trova le sue origini poco lontano: nasce a Morciano di Romagna (a due passi da casa mia) e l’infanzia la passa nell’amato Montefeltro.
Arnaldo Pomodoro: il contesto dell’opera d’arte
Non è questa la sede per parlare del ruolo di Arnaldo Pomodoro nel panorama della scultura contemporanea. Mi soffermo però a sottolineare un concetto che condivido in pieno, e che è un caposaldo per lo scultore. Si legge sul sito della Fondazione Arnaldo Pomodoro.
La scultura, infatti, è la realizzazione di un “proprio” spazio dentro lo spazio maggiore dove si vive o ci si muove. L’opera, quando trasforma il luogo in cui è posta, ha veramente una valenza testimoniale del proprio tempo, riesce ad improntare di sé un contesto, per arricchirlo di ulteriori stratificazioni di memoria.
Oggi penso che le mie sculture siano cristalli, o nuclei, oppure occhi o fuochi, per la frontiera e per il viaggio, per la complessità, per l’immaginario.
Arnaldo Pomodoro, 2008
Il contesto in cui viene posta l’opera d’arte è parte integrante dell’intento artistico. E a Pietrarubbia ho avvertito questo concetto ammirando la pala e l’altare stesso in metallo che si ergono maestosi nella chiesetta di San Silvestro.
Achille Bonito Oliva quando parla di Arnaldo Pomodoro nel suo “L’Arte oltre il Duemila”, Sansoni, parla del fascino dell’interrotta serialità. Descrive le sue “sfere e colonne (forme palesemente simboliche di continuità e globalità): (esse ndr) presentano diverse serie di segni con mutazioni di frequeze d’intensità anche dall’interno della medeisima serie. Criterio base della mutazione segnica e seriale è il limite della ripetitibilità che determina la diversa accentuazione dei segni nella medeisima serie e mutazione di “senso” in quella successiva”.
Il T.A.M. (Centro Trattamento Metalli artistici)
A Pietrarubbia, presso il Palazzo Gentilizio, si possono contemplare molte opere donate da Pomodoro. Ma il lascito più importante, credo di poter affermare che sia il centro TAM, una scuola di alta formazione per la lavorazione dei metalli artistici come oro, argento, ottone, bronzo etc…
Dal 2007 è dichiarata Polo Formativo di Alta Formazione delle Marche. Durante alcuni anni la direzione artistica fu seguita personalmente dallo stesso Pomodoro, poi passò ad Eliseo Mattiacci e successivamente all’artista Nunzio Di Stefano; le lezioni sono tenute da specialisti qualificati e artisti di calibro internazionale.
Le opere eseguite dai ragazzi provenienti dalle accademie d’arte di tutta Italia vengono esposte a Pietrarubbia o presso il Parco naturale del Sasso Simone e Simoncello, giustificando l’epiteto con cui si definisce la zona, ovvero “museo a cielo aperto”.
Arnaldo Pomodoro: l’energia esplosiva del metallo
Io adoro Arnaldo Pomodoro. Ho avuto la fortuna di vedere da vicino opere dislocate per il territorio in cui vivo, ad esempio la sfera di Pesaro e il colpo d’ali di Morciano, dove Arnaldo Pomodoro è nato.
Ebbene, il senso di libertà, forza, ribellione materica dei moduli che disgregano la superficie liscia e compatta degli involucri esterni, mi sorprende ogni volta.
Una melagrana traboccante movimento, una scatola brulicante di vita, un’energia dirompente che si modula in un linguaggio di sapore antico con idiomi cuneiformi. Un rimando ancestrale di grande rilievo imprigionato egregiamente nel metallo.
Mi piacerebbe molto incontrarlo e chiacchierare sul suo linguaggio espressivo.
Solo una precisazione. Pietrarubbia non è un Val Marecchia. Si trova nella vallata del fiume Foglia. La Val Marecchia non è comunque lontana ma occorre risalire fino a Villagrande e poi scendendo verso San Leo si trova la Vallata del Marecchia. 20 km circa la distanza.