Chi mi conosce sa che non posso che amare profondamente il lavoro di Eduardo Kobra. Magari un giorno vi spiegherò meglio il perchè, ma indicarvi questa sezione del suo sito, il “pennello verde“, vi lascerà intuire molto bene il motivo.
Olimpiadi di Rio: il murales di Eudardo Kobra
Non mi stupisce che abbiano scelto proprio lui: Eduardo è solare, disponibile, “colorato”. E incarna benissimo la personalità nativa del suo paese. Inoltre è dal 1987 che lavora a pieno titolo, e incanta con le sue opere gigantesche.
Avrò modo di parlare di lui nel dettaglio, ma ora mi vorrei soffermare sul grandissimo murales che sta ultimando per accogliere i giochi olimpici di Rio che avranno luogo a breve. Ne descriverò note stilistiche e indagherò, con la mia sensibilità, il profondo significato.
Cinque indigeni per i cinque cerchi olimpionici
Il murales è davvero imponente (tremila metri quadrati) e presenta tutte le caratteristiche dello stile di Kobra: colori brillanti e forme caleidoscopiche rendono vivi e forti i tratti, in chiaroscuro, di volti di nativi, uno per ogni continente.
Il murales di Kobra creato per le olimpiadi è quindi una celebrazione dell’umanità: in un certo senso un monito a ricordare che nessuno è padrone del mondo, ma siamo ognuno protagonista e ambasciatore di questa terra e di questa umanità, pur nella diversità.
Gli occhi dei nativi parlano, comunicano con decisione i propri diritti: l’essere rispettati in primis. Questo travolgimento sensoriale di colore e di particolari, di sguardi affilati, mi intimorisce, se penso alla mia specie.
Se penso ai soprusi ambientali in casa di altri uomini con gli stessi miei diritti, come lo sfruttamento della foresta amazzonica. Se penso alla schiavitù e alla persecuzione dei nativi americani, oppure l’invasione di paesi così lontani eppure così vicini in nome di chissà quale Dio.
Guardare negli occhi questi nativi, da ogni parte del mondo (aborigeni, indiani americani, popolazioni africane…) mi ricorda, con le loro diversità, che siamo un tutt’uno con l’Universo. Che la specie umana è una sola, lo dimostrano i brillanti colori di Kobra che sono gli stessi in ogni volto; un po’ come volesse rendere evidente che il DNA (o la palette cromatica 😉 ) è lo stesso.
Kobra ci ha messo davanti ad una grande verità umana: siamo tutti diversi, eppure con lo stesso sguardo, con la stessa anima.
Vogliamoci bene.