Ho già parlato com molta emozione di Art United Us, in questo articolo . Sono però altrettanto felice di presentarne una parte, in occasione della giornata internazionale che celebra la fotografia (il 19 agosto). Protagonista Guido Van Helten, street artist che adoro.
Guido Van Helten a Chernobyl: Art United Us ricorda la tragedia nucleare
Sì, Art United Us con il suo progetto di pace e riflessione, seminato nel mondo in due anni tramite 200 murales, è uno dei miei progetti artistici preferiti.
Il cuore pulsante è situato nei paesi dell’Est europeo, dove, secondo me, è più viva la tendenza a dimostrare, con l’arte urbana e di strada, i sentimenti collettivi. Guardando i panorami proposti dallo specialista di riprese con droni del progetto Art United Us, Anton Kuleba, i murales a Kiev o a Chernobyl hanno un sapore diverso. Essi riescono davvero a elevare città desolate e grigie a miracoli di bellezza e sentimento infinite.
Quello che mi compiace scrivendo su questo blog, è proprio il pullulare di iniziative artistiche, interpretate con artwork istintivi ed instantanei, che esprimono sensazioni nobilitanti e inneggianti alla solidarietà e al risveglio della coscienza.
Uno di questi è uno dei primi frammenti di Art United Us, dalla splendida mano di Guido Van Helten, a Chernobyl.
In occasione del trentesimo anniversario del disastro nucleare, avvenuto il 26 aprile 1986, Guido decide di rendere omaggio alla sua memoria.
E lo fa in maniera strabiliante, in un murales dalle mille implicazioni cerebrali e sottilmente, e allo stesso tempo maestosamente, riflessive.
Guido Van Helten decide di dipingere dentro il reattore nucleare che causò il disastro a Chernobyl nel 1986.
Geo Leros, un elemento cardine del progetto Art United Us (fotografo, film-maker e curatore artistico), dedica un video che ben ritrae la malinconica e fortissima vena creativa dello street artist, che si avvale perlopiù di immagini che ritraggono visi con sguardi penetranti, che arrivano al cuore.
Occhi che senti dentro, anime con cui ti senti profondamente connesso.
Gli elementi che contraddistinguono il murales di Guido Van Helten a Chernobyl
Guardiamo gli elementi che compongono il bellissimo murales dentro il reattore:
- una location che non si dimentica;
- una tecnica fotografica estremamente realistica che denota grande manualità e padronanza materica;
- il soggetto che altro non è che una fotografia dell’importantissimo patrimonio documentaristico di Igor Kostin (di Igor Kostin “Chernobyl, confessioni di un reporter”).
Guido Van Helten a Chernobyl rende doppio omaggio: al reporter Igor Kostin e alla memoria
Igor Kostin è scomparso nel 2015, e ha dato la vita per documentare (e mai dimenticare) quello che fu uno dei più grandi disastri ambientali e umani di tutti i tempi. Il malfunzionamento e la fuoriuscita di materiale radioattivo dal reattore numero quattro a Chernobyl, trent’anni fa.
Ricordo a tutti che il governo della ex unione sovietica tentava di canalizzare le informazioni attutendo la seria gravità dell’avvenimento, che grazie a angeli come Kostin, invece, furono ritratti e documentati minuziosamente. Non solo durante, ma anche in seguito, con la preziosa verità della sua santa macchina fotografica.
La forza intellettuale di quest’opera è maestosa
Trovo incommensurabile il valore di quest’opera. Il tocco morale e la responsabilità che induce, rispolverando la memoria tramite il luogo e la celebrazione delle immagini di Kostin, avvolge l’anima con solennità.
Il luogo in cui l’opera d’arte è ubicata diventa di grande significato e, ancora una volta, le opere di street art non possono scindere la loro identità dal posto in cui è stata concepita.
Avrebbe lo stesso senso il murales se fosse dentro un museo? Io credo di no.
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