L’arte ha, ora più che in passato, mille modi di esprimersi e di coinvolgerci. Ci sono artisti con linguaggi estremamente evoluti, che riescono a plasmare il loro messaggio attraverso mezzi plurimi e miscellanei. E poi ci sono le esperienze uniche e irripetibili, che uniscono in una sinergia inaspettata (ma non troppo) momenti legati al tempo in combinazioni efficaci e suggestive. Una di queste è Hotel MO.MA di Monica Marioni, presso Casa Gallo-Scarpa, dal 9 febbraio al 9 marzo a Vicenza. Ecco dieci motivi per cui non dovete perderla.
1. Conoscere la filosofia del “caso” dell’artista Monica Marioni
Avvicinandomi al proposito artistico di Monica Marioni, sono rimasta affascinata dal suo atteggiamento verso il “caso”. Monica è un’artista contaminata da tutte le forme di espressione, da quelle più canoniche a quelle più attuali come la video arte. Ma è l’approccio concettuale che mi fa letteralmente impazzire. Esso sollecita nella stessa eccitante intensità con la quale questo tipo di arte era solita fare nella metà degli anni sessanta da Kosuth in poi. I messaggi concettuali e il solletico intellettuale puro, nudo, autentico, non è consuetudine nell’arte di oggi. Spesso si tenta di emulare il passato o di sorprendere con codici ben elaborati ma non originali. Monica è riuscita a toccare la mia mente con la sua interpretazione di “caso”, che definisce “quanto di inconoscibile ma compreso” esista.
Monica ha una formazione statistica e matematica e mi ha avvicinato con la sua arte al concetto di casualità stocastica, ovvero la versione probabilistica del concetto del sistema dinamico. Una sorta di non-prevedibilità prevedibile che sboccia nell’happening in quanto tale, incastonato nel tempo e nello spazio come effimero e meraviglioso tassello temporale che è esso stesso opera d’arte.
2. Il concetto di Hotel come trasformazione dell’Essere
Chi mi conosce sa che ho lavorato fin da ragazzina in hotel per potermi pagare gli studi di arte alla facoltà di lettere di Urbino. Ebbene, ritengo che uno dei motivi per vedere l’evento Hotel MO.MA sia il concetto attraverso il quale viene scelta la parola “hotel” come apposizione all’arte di Monica esposta a casa Gallo.
Mi ha colpito questa frase:
Vado negli hotel come inizio i romanzi, per cercare di cambiare vita, per essere un altro”. Enrique Vila-Matas
Monica attinge alla metafora “hotel” per poter calarsi, per un attimo o per sempre, in un’altra identità. Si tratta di un luogo di passaggio, che permette di ampliare e moltiplicare i propri punti di vista.
3. L’interpretazione della luce e la sua variabile emozionale
Monica presenta la luce quale variabile per generare una sorta di universi paralleli che si avvicendano durante la giornata. Momenti gli uni completamene diversi dagli altri, una visione di stampo, in un certo senso, impressionista che spinge i visitatori a desiderare di vivere casa Gallo in diverse momenti del giorno.
4. Per il concetto di “spazio” che vede le opere d’arte come “zone nebulose”
Lo spazio, domestico, in questo caso, è catalizzatore di sensazioni e concetti. Il vuoto è liberatore di energie, che sfociano anche nell’atto dell’assenza quale affermazione dell’essere (o forse del non-essere). Ho amato da subito la conversazione inviatami dall’ufficio stampa di Monica tra l’artista e la curatrice, Maria Rosa Sossai. Si tratta di parole in cui si materializza l’idea di un originale auto-ritratto della propria assenza, di fronte ad un’enigmatica porta a soffietto rossa, quale conferma dell’esserci, dell’esistere, sostenute dalla propria negazione.
Lo spazio, un flusso senza interruzioni, sviluppa presso questo hotel anche il tema della non-accessibilità dell’opera d’arte. Alcune saranno visibili solo da un’apertura, inno allo spirito voyaeuristico ma anche meditazione sulle distanze tra cervello e creatività.
5. Il punto di vista privilegiato dello spettatore
Questa esposizione è creata per e con i visitatori. Il pubblico è protagonista e, come amo affermare nella produzione artistica che mi piace, la vera opera è il “sapore” emozionale che rimane nei palati di coloro che faranno parte di questa parentesi temporale. Sono d’accordo con chi definisce questo tipo di esposizioni una sorta di “realtà accresciuta“, che da spazio e arte diventa vita, e rimane sulla pelle delle persone e intrisa nei loro ricordi. Un’esperienza immersiva e profonda da cui lasciarsi travolgere.
6. Per la location casa Gallo di Carlo Scarpa
Casa Gallo, presso Palazzo Brusarosco-Zaccaria a Vicenza, è una delle opere più importanti e riconosciute a livello mondiale realizzate dal grande architetto veneziano Carlo Scarpa. Egli è un architetto famoso per aver allestito retrospettive importanti per artisti del calibro di Paul Klee (Biennale di Venezia 1948). L’organizzazione di eventi come questi, seppur domestici (è l’abitazione della famiglia Gallo), conferma, paradossalmente, la sua attitudine di creare spazi al servizio dell’arte e per l’arte.
7. Per la curatela di Maria Rosa Sossai
Conosco Maria Rosa Sossai perché ha un occhio attento verso le tendenze attuali. Credo sia la persona con più esperienza nella valutazione e nella comprensione della video arte, visto le sue collaborazioni con testate editoriali importanti che trattano il tema “film d’artista”. Occorrerebbe molto tempo per raccontare cosa fa e chi è Maria Rosa Sossai, ma ciò he voglio sottolineare è il suo punto di vista su come impostare la curatela di una mostra.
Per lei essa è una ricerca artistica in cui ci si occupa di creare un itinerario che è processo di conoscenza condivisa. Il materiale inviatomi su Hotel MO.MA riporta una sorta di dialogo epistolare tra curatore e artista, svelando riflessioni, sfumature emozionali tra le pieghe della realizzazione della mostra, se così si può chiamare. Visioni, confidenze, citazioni mi hanno accompagnato in un mondo fatto di suggestioni, di suoni e stimoli, che non vedo l’ora di scoprire.
Un’esaltazione e elevazione dell’artista tramite la propria personalità, dove il curatore si preoccupa di esaltare linee concettuali e propositi artistici anziché celebrare il proprio sé.
8. Per l’happening durante il vernissage e durante la permanenza della mostra
Monica Marioni appare come artista eclettica che sa sempre sorprendere e creare nelle nostre menti realtà parallele che, ogni volta, fanno focus su ciò che lei vuole comunicare.
Ho molto gradito, tra le sue opere, le bilance dissacranti e devastanti psicologicamente di FAME, 2015. Un semplice oggetto ha caricato e pesato paure, limiti, debolezze, errori, e lei è riuscita come pochi a esprimere e sviscerare questo tipo di contraddizioni legate al nostro tempo (abbondanza di cibo e attenzione maniacale e deteriorante al peso).
Il giorno del vernissage, il 9 febbraio, Monica avrà sicuramente qualcosa da dire e da fare, e l’happening continuerà, un giorno a settimana, per tutte e quattro le settimane di permanenza mostra. presso casa Gallo.
9. Per il continuum tra opere d’arte e spazio che accoglie, irripetibile come combinazione spazio e tempo
Le opere integrate negli spazi domestici di Carlo Scarpa sono testimonianza di una ricerca di “feeling” con il luogo che accoglie le opere. In questo hotel, come nell’arte strettamente contemporanea, “sono le relazioni tra i luoghi e gli oggetti che sono le cose più importanti, non tanto gli oggetti in sè” (Marta Pan).
Le opere d’arte poste all’interno di casa Gallo non avranno lo stesso impatto se poste in un altro luogo. La potenza del contenuto è moltiplicata dal contenitore, e io aggiungo modificata, influenzata, contestata.
10. Per esplorare la propria vita immaginaria e recuperare il rapporto con la fantasia
La mission che si intravede in questo progetto artistico è un invito ad abbandonarsi alle suggestioni e ad un viaggio all’interno di tempi e luoghi alternativi, come gli spazi di un hotel dove ci si può concedere il lusso di essere altro, e non noi stessi. Attraverso questa metafora, e attraverso un dialogo appassionato con luce, ambiente e memorie si acquista la capacità di indagare, seppur per un fugace momento inciso nel tempo e nello spazio, nella propria immaginazione, risvegliandola attraverso l’arte e la bellezza.