Rapita, meravigliata, estasiata dalla mostra “About art” di Keith Haring a Milano, Palazzo Reale.
Un significato profondo è stato finalmente attribuito all’omino radiante. Icona dalle mille sfaccettature, ma così importante nella nostra era.
Keith Haring a Milano, Palazzo Reale ospita “About art”, una meravigliosa e ricca rassegna che ben esprime l’indole dell’artista neoumanista
Keith Haring è un neo umanista.
Su questa mostra blogger, giornalisti, critici d’arte scriveranno molto. Quindi mi prendo la libertà di scriverne a mio modo.
Di ciò che mi ha colpito. Di ciò in cui mi riconosco.
Forse per il periodo che sto vivendo, ho bisogno di scrivere di amore. Di arte come comunicazione di idee, energia, forza, positività. Di arte come seme divino che instilla la riflessione, la genesi di pensiero indipendente, di evoluzione dell’essere umano, concetto a me caro.
Ciò che mi ha lasciato questa mostra è proprio questo: una dimensione neo umanista in cui l’uomo odierno, rappresentato da una figura umana che simboleggia sia l’umanità intera quanto l’individuo, crede ancora nell’amore e nella sua forza. Ci brilla dentro. Si sente vivo.
Riporto qualche frase dal bellissimo catalogo, rigorosamente acquistato, della mostra, a cura di Gianni Mercurio:
“L’elemento del lavoro di Haring che più di ogni altro esprime in maniera diretta la sua concezione neoumanistica dell’arte è il pittogramma antropomorfo, una sagoma senza volto che nella sua anonimità rappresenta tanto il singolo quanto l’umanità intera”.
L’omino radiante è questa umanità pervasa dall’entusiasmo, dalla gioia, dalla brillantezza dell’intuizione e dalla felicità della ritrovata centralità del suo essere.
Codice semplice, accoglienza popolare: Keith Haring viene prima acclamato dalla folla e poi dal mondo dell’arte
Altro punto che rende a Keith Haring un posto speciale nel mo cuore. Forse per primo egli si è districato dalle speculazioni aggressive del mondo dell’arte approdando direttamente nella cultura popolare. Per primo lo ama il popolo, per primo lo capisce la massa. Il motivo? Il linguaggio: semplice, immediato, colorato, comprensibile.
Ma, attenzione, mai semplicistico! Temi come l’AIDS, la rivelazione dei lati oscuri dell’Apartheid, la morte, i messaggi politici sull’egoismo ai tempi di Reagan sono espressi con sfrontata immediatezza.
La cultura pop abbraccia i messaggi di Keith. Utilizza un linguaggio per loro accessibile ed è tra i primi a concedere un ruolo di prim’ordine al contesto in cui le opere d’arte vengono sviscerate.
Il luogo e il contesto in cui Haring decide di comunicare è tanto importante quando l’oggetto dell’arte e il linguaggio stesso.
Ricordiamocelo perchè ciò è fondamentale per capire l’arte dei nostri giorni. Eccolo mentre dipinge nelle metropolitane. Il servizio termina così: “Art for the people, and for the suburban way”.
(In questo articolo accenno alle problematiche che hanno indotto Blu a cancellare alcune sue opere perchè trasposte dal contesto urbano a quello della mercificazione nei musei e nelle gallerie).
In una intervista di Shaun Caley, 1990 (poco prima della morte) pubblicata su Flash Art, Keith Haring afferma ciò:
“È strano invece il contrario, venire riconosciuti come una componente della cultura popolare prima di essere riconosciuti dal mondo dell’arte ufficiale. Il consenso nei miei riguardi è venuto prima dal pubblico e poi il mondo dell’arte ha dovuto trattare con questo consenso. Dovevano capire se dovevano aderire o se il fatto che fossi già popolare significava che c’era qualcosa che non andava”.
L’Untitled del 1985: la celebrazione dell’amore in mostra a Milano
L’opera che celebra amore e positività per eccellenza, e che vorrei diventasse un manifesto per l’umanità intera: il grande murales del cuore del 1985.
Si legge, sempre nel catalogo:
“Il mondo intero, sembra dire Haring, si può circoscrivere e accogliere in un’ utopistica ma molto concreta aura d’amore.
Ai lati due enormi mani reggono la composizione, in un’esplicita raffigurazione del concetto di “prendersi cura”.
Mentre in basso è collocata una lunga schiera paratattica di figure danzanti che celebrano il trionfo del bene“.
Il dipinto fa quasi da manifesto all’idea umanitaria di Haring, esplicito com’è nel concepire le sorti del mondo come un tutto unitario, pervaso dalla gioia, raccolto in un cuore pulsante di amore e compartecipazione.”
Per chi si chiede come mai Haring abbia avuto tutto questo consenso, ho pronte due semplici aspetti della sua arte come risposte:
- ha comunicato concetti alti, riflessivi, argomenti crudi, messaggi importanti;
- il tutto con un linguaggio semplice, comprensibile, nobile, attraverso il quale ci ha fatto tornare bambini.
Un’arte brillante, nuova, che dà valore all’ambiente e al contesto come aspetto fondamentale dell’opera stessa. Tante sfumature immateriali, impegno sociale, amore, espressi con immediata e sfrontata “semplicità”.
Questo è il “mio” Keith Haring a Palazzo Reale. il Vostro?