Cerco di seguire il più possibile gli eventi e le situazioni che fanno bene al pianeta, e ho parlato spesso di iniziative che denunciano lo sfruttamento incondizionato delle risorse di Madre Terra. Per questo ero a conoscenza di Plastic Free Week, dal 3 all’8 luglio. In questa settimana, da Udine a Catania, si dispiegano eventi dedicati alla diffusione e alla conoscenza del problema della plastica negli oceani e all’inquinamento senza limiti.
Ci tengo a diffondere le date e gli eventi riportati nel post della pagina Facebook di Greenpeace. Grazie a Marco Fiocchi (giornalista, founder e owner di RomaOra, che ogni giorno racconta la capitale dal vivo), scopro che il bio aperitivo previsto stasera alle 19 a Roma, presso FAX, Via Antonio Raimondi, 87, Roma, RM, non è un’iniziativa a se stante.
Anzi, forse il bio aperitivo fungerà da cornice a ciò che sta avvenendo proprio ora. E la degna conclusione di questo momento di scambio e incontro, a cura di Greenpeace Gruppo Locale Roma, sarà la proiezione di “A plastic Ocean”, sempre presso FAX (Laboratorio Culturale Pigneto).
Le balene di Greenpeace al Pantheon: l’Arte arriva al cuore, sorprende e educa
Ecco, Greenpeace ha colpito, e usa una scultura, una performance ricca di messaggio per attirare l’attenzione sul problema inquinamento e plastica. Credo che sia una performance in divenire, perchè mentre scrivo Marco Fiocchi comunica che i ragazzi non permettono alla polizia di smontare la scultura, C’è chi dice che ci sia una persona all’interno della balena, che misura ben sei metri (la piccola al suo fianco tre) e potrebbe effettivamente celare sorprese.
Il messaggio è chiaro. Si legge su Repubblica che Greenpeace ha puntualizzato bene il suo intento:
“È necessario che i grandi marchi” che producono plastica monouso “si assumano le proprie responsabilità di fronte a questo grave inquinamento, partendo dalla riduzione dei quantitativi di plastica usa e getta immessi sul mercato – rileva Giuseppe Ungherese, responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.
Guardate un po’ come è stato “apparecchiato” il giardino di plastica alla base di queste balene sofferenti:
Aldilà dell’intento ambientalista, che denuncia i ben 250 chilogrammi che ogni secondo l’umanità sversa in mare (informati sul progetto Plasticus, la balena di 10 metri di ‘Sky Ocean Rescue-Un mare da salvare’ formata da 250 kg di rifiuti di plastica, o sulla balena di plastica di Bruges, fatta per la seconda edizione della triennale di architettura e arte contemporanea, che pesava sette tonnellate), mi soffermo a guardare la bellezza e l’equilibrio della composizione. Mi piacerebbe sapere chi è l’artista che ha elaborato questa meraviglia, ricca di contenuto ma anche di una cura progettuale e di un equilibrio strutturale che la rende ancora più bella, aldilà del messaggio che lancia.
I teli leggeri che si muovono al vento ritraggono benissimo l’acqua e vederli costellati di rifiuti fa striminzire letteralmente lo stomaco.
La balena di Greenpeace al Pantheon: riflettiamo sul ruolo dell’arte nella comunicazione
L’arte va vista e capita per i ruolo che ha sempre avuto, da quando il bisogno espressivo dell’uomo ha fatto breccia nelle sue potenzialità. Perché un’azione artistica non autorizzata? Perché desta sicuramente più attenzione, ma è la cura dei dettagli, la sofferenza di queste balene impigliate nella morte a rimanere impressa nella memoria.
Si stampano nei nostri occhi e nei nostri ricordi sensazioni che educano, e esse sono rese esclusivamente dall’intento artistico, dalla creatività, dalle soluzioni del genio umano che sublimano concetti e immagini trasformandole in qualcosa di nuovo. Un messaggio unico e irripetibile, quale è quello veicolato dall’opera d’arte, quella vera.