Con un po’ di ritardo, dovuto ad un’influenza lampo ma molto intensa di mio figlio, pubblico un articolo dedicato al giorno della memoria, il 27 gennaio. Parlerò di colui che è stato definito lo Schindler delle opere d’arte italiane, e una lista ce l’ha davvero. E che lista.
Sono fermamente convinta che ognuno in questa vita terrena abbia un compito preciso, e spesso trovare quale sia è sinonimo di realizzazione personale. Nella mia storia, posso affermare che scrivere di arte e di espressione sia il compito a me affidato. Cosa porti questo nel futuro non lo so ancora, ma so che quando scrivo mi sento libera di pensare e di essere. Mi sento di dare un contributo al pensiero delle mille persone che ogni mese visitano il mio blog, e restano su ogni pagina più di cinque minuti. Esse mi leggono e (forse) offro loro una visione dell’umana voglia di comunicare diversa da quella che hanno sempre incontrato.
Ebbene, oggi il mio compito è anche parlare di arte nel momento più tragico del secolo scorso. Non parlo di persone e di olocausto nel senso stretto del termine, ma parlo di responsabilità, amore e di virtù in quegli anni bui. Tre parole che, nel silenzio, nella modestia e nella fatica, sono servite come risposta efficace alla prepotenza nazista, che ci stava derubando, intorno al 1940, di opere d’arte come “la Tempesta” di Giorgione, oppure il San Giovanni Battista di Tiziano. Si tratta di capolavori italiani, circa diecimila, che facevano parte della “lista“, quella di Pasquale Rotondi.
Questa è una storia di coraggio, di forza, di grande amore per l’arte e per la bellezza. Grazie a Formula Servizi Cultura e all’attrice Laura Curino, ora questa storia viaggia per i teatri di tutta Italia. Lo spettacolo è frutto di ricerca e di lavoro anche storiografico per portare alla luce le vicissitudini di persone e luoghi a me cari: Urbino e il palazzo ducale, il palazzo dei Principi di Carpegna e la splendida rocca di Sassocorvaro.
La Lista: Pasquale Rotondi salva l’arte italiana dai nazisti
Nella foto che vedete sotto, Pasquale Rotondi, docente di storia dell’arte e poi soprintendente alle Belle Arti, fa portare nella rocca di Sassocorvaro (PU) il San Giovanni Battista di Tiziano. La rocca era stivata di opere d’arte che, con meticolosa dedizione, Rotondi nascondeva dalla bramosia hitleriana che desiderava contemplare e possedere i più grandi capolavori italiani della storia.
È il 1938, e il ministro dell’istruzione Bottai e il funzionario Carlo Giulio Argan chiedono a Rotondi di individuare un territorio che possa proteggere l’immenso patrimonio artistico del centro Italia dalle razzie tedesche. Mussolini, in accordo con il ministro degli esteri Galeazzo Ciano, aveva spedito a Berlino numerose opere d’arte rinascimentale per compiacere l’alleato tedesco. Si legge nel libro “Operazione salvataggio” di Salvatore Giannella che, dopo un’incursione delle forze armate, Rotondi portò nella sua casa in campagna la Tempesta di Giorgione, e la pose sotto il suo letto.
Io mi commuovo davanti a questo coraggio, questo amore profondo per i segni nobili umani nella storia del tempo. Un senso di responsabilità che deve ispirare chi, soprattutto oggi, non riesce a leggere la virtù nel nostro paese così ricco di bellezza che va amata, protetta, esaltata.
La cosa che mi ha sorpreso di più è stato sapere che fino al 1984, la storia di Rotondi era sconosciuta. Il sindaco di Sassocorvaro nel 1984, Oriano Giacomi, per caso conosce un anziano abitante che lo mette a conoscenza dell’ “operazione salvataggio” e della lista. Spesso il signore anziano di Sassocorvaro aiutava il soprintendente a celare le opere all’interno della Rocca, alla quale affluivano capolavori da tutta Italia per essere protetti. Erano talmente tanti che Rotondi, esaurito lo spazio a Sassocorvaro, utilizzò anche il palazzo dei Principi di Carpegna.
Giacomi è stato un sindaco tenace e si è innamorato di questa storia, tanto da andare a Roma a cercare Rotondi, che nel frattempo era responsabile per il restauro della Cappella Sistina. Che dire, Rotondi lo accoglie con un sorriso e si decide finalmente a dare luce al suo operato.
Questo è il mio modo di celebrare la giornata della memoria. Diffondendo una storia in cui la responsabilità si prende cura dell’uomo, delle sue parole e delle sue immagini. Di amore per ciò che si è, per ciò che si fa. Di voglia di rinascere, attraverso la bellezza, che è stata tutelata grazie alla forza di volontà e all’amore per l’arte.
Grazie a Formula Servizi Cultura, a Laura Curino e a tutti coloro che hanno deciso di raccontare questa incredibile storia.
LA LISTA – Salvare l’arte: il capolavoro di Pasquale Rotondi Di e con: Laura Curino
• venerdì 25/1 ore 21.00 – Teatro Manzoni di Monza
• domenica 27/1 ore 17.00 – Siena – Teatro dei Rozzi (per Fondazione Toscana Spettacolo onlus )
• venerdì 15/2 (ore 20.30), sabato 16/2 (ore 20.30), domenica 17/2 (ore 16.00) Teatro di Genova – Duse (per Teatro Nazionale di Genova)
• giovedì 21/2 ore 21.00 – Teatro Sociale Bergamo (per Fondazione Teatro Donizetti)
• sabato 16/3 ore 21 San Lazzaro Bologna – Teatro Itc San Lazzaro (per Compagnia Teatro dell’Argine)
“Cinque anni tre mesi e otto giorni di passione, rischi, avventure rocambolesche, decisioni sul filo del rasoio.
Potrebbe essere un agente segreto, tanto sa scivolarti accanto passando inosservato. Un sorriso appena accennato, ma sempre cortese. Occhi che brillano di intelligenza, ma che si abbassano per modestia. Il passo misurato nasconde una immensa capacità di lavoro fisico e mentale.
Vive nascosto sotto l’identità di un fedele servitore dello stato. Va detto che soprintendente lo è davvero. Si occupa d’arte, sta ai margini delle decisioni politiche. Corretto. Scrupoloso. Una bella famiglia, cui cerca far ritorno ogni sera. Una moglie bellissima cui regala sempre – tra tanti gesti gentili – un mazzo di violette il primo giorno di primavera. Due bimbe che non devono sentir parlare di lavoro, ma essere allegre e diligenti.
Sotto questo quadretto di normalità quotidiana si nasconde Pasquale Rotondi, l’uomo che ha salvato quasi 10.000 preziosissime opere d’arte italiane dalla rapacità nazista e dalla distruzione bellica. Il tutto nel più grande segreto. Un uomo che è stato capace di prendere decisioni difficilissime, a volte andando contro gli ordini dei suoi superiori e mettendo in pericolo la sicurezza sua e della sua famiglia.
È l’otto settembre 1943. Il governo si sgretola. Viene proclamata la repubblica di Salò. I ministeri lasciano Roma. Nessuno da più ordini chiari, e c’è anche chi dà ordini irresponsabili che vanno contro l’interesse dei cittadini e quindi dello Stato.
È qui che Rotondi, obbedendo solo alla sua coscienza etica e al suo senso di responsabilità, diventa eroico. Lo si deve a lui se i nazisti non sono riusciti a mettere le mani sui Giorgione, Tintoretto, Piero della Francesca, Lotto, Mantegna, Donatello, Correggio, Caravaggio, Tiepolo e tanti altri capolavori delle Marche, del Veneto e della Lombardia, di Roma e di Napoli.
Mentre a Firenze e nel resto d’Italia riuscirono invece a depredare i musei e la loro rapina non è ancora stata del tutto sanata. Molte opere hanno preso il largo per sempre.
È un racconto di avventura, di luoghi preziosi (Palazzo Ducale di Urbino, Rocca di Sassocorvaro, Residenza del Principe di Carpegna), di opere di immenso valore portate in salvo da un pugno di persone senza denaro e senza strumenti.
Solo l’intelligenza e la capacità organizzativa di un uomo come Rotondi poteva farcela, contro tutto e contro tutti. È una storia che dà coraggio, fa riflettere sul significato della parola responsabilità, e ci porta in una storiamozzafiato che meriterebbe un grande film”.