Quando ho letto di questo progetto mi sono emozionata. E ho avuto la conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che street art è un termine che esprime un veicolo, un mezzo, non l’identità univoca di un artista. Ho sempre definito Gomez una sorta di Caravaggio dell’arte contemporanea. Ho scritto di Marcellina, e di come il luogo dove sorge l’opera diventi parte integrante dell’intento artistico. Ho anche scritto della vena malinconica e sentimentalmente nostalgica che pervade molte delle opere di Gomez, come quella da me ammirata, fotografata e contemplata a lungo a Macerata (“Attraverso lo specchio“).
Gomez è un poeta, un artista che trascende la tecnica per esprimere sentimenti, paure, amore e tanto altro. È padrone del “click” animico che tanto vado a diffondere tramite i miei scritti, e che contraddistingue gli artisti veri da coloro che raccontano il “già detto”. Gomez, per la prima volta, si cimenta con la scultura. E questa notizia non poteva che lasciarmi meravigliata e super curiosa di sapere cosa e come questo artista svisceri nella capitale europea della cultura 2019: Matera.
MUSMA, Gomez scolpisce nella sala della Grafica di Palazzo Pomarici
“Anche quando l’alba non c’era”, presso il MUSMA (Museo della Scultura Contemporanea Matera), viene inagurata domani 4 maggio, alle ore 18:30. Non sapete quanto mi piacerebbe essere lì, a vedere come Gomez abbia impresso il suo dono alla materia.
Il MUSMA è coordinato da Synchronos, che ha avvertito la profonda sensibilità artistica di Gomez, e l’ha lasciato interpretare sei sculture, che narrano di figure sacre, profane, simboli e sfumature immateriali sprigionate dalla materia stessa, scaturite da cemento e plexiglass.
Si legge nel comunicato stampa che la sala della Grafica di Palazzo Pomarici sia diventato il covo artistico di Gomez, che ha trapanato, martellato, modellato all’interno di queste significative pareti.
Scrive Simona Spinella, presidente di Synchronos, nel catalogo edito da Magonza:
«Gli elementi trasparenti appartengono alla sfera dell’incubo, della tenebra, il cemento, invece, nella sua opaca sostanza, sintetizza l’origine, il primordiale, la fine della materia e del pensiero».
MUSMA, Gomez e la poesia
Gomez è un fiume di creatività resa al massimo in ogni veicolo. Pubblico le sue parole rese note sui social, per far capire quanto senso primordiale artistico sia infuso nei suoi disegni, nei suoi concetti, nei suoi simboli e nella padronanza materica scultorea che spero di contemplare presto.
Una notte in ospedale con gli occhi pieni di schegge metalliche, la carne infetta nelle ferite sulle dita, gli effetti impressi sulla schiena, sulle gambe, sui polsi, da quintali di cemento, caricati, trasportati, impastati, versati e scolpiti.
Ferro, vetro e fiamme.
Pietre sventrate, lastre spezzate, acqua, polvere e frammenti.La luce che attraversa, quella che delicatamente si riflette, quella forte e insopportabile che espone alla vergogna.
Il colore che racconta, zitto.
Il buio tutto intorno, che al mondo nulla brilla di luce propria.
La realtà, che a volte accarezza ma spesso pugnala.
Il sogno, che a volte rincuora ma spesso tormenta.
L’illusione, che a volte guarisce ma spesso ammala.Un museo unico, per struttura e per coraggio.
Una città unica, che un giorno la ami e quello dopo la odi.
Tante persone, che a volte alleggeriscono, ma spesso complicano e distruggono.Giorni di solitudine, silenzio e fallimenti.
Ma se li riguardo adesso anche questo sembra bello.L’amalgama di tutto questo sta nelle opere che ho realizzato per il Musma negli ultimi mesi.
Manca ancora l’ultimo, fondamentale capitolo di questo breve racconto, non so come si concluderà, ma con chi ne avrà voglia potremo parlarne sabato a Matera, nell’unico giorno di pioggia del mese.
MUSMA, Gomez, la pausa dal chiasso e il silenzio contemplativo
Non posso nè recensire, nè esprimere un parere rispetto a questa mostra che ancora non ho avuto la fortuna di vivere.
Ma mi incuriosiscono le parole di Maurizio Mequio, che vengono accolte nel catalogo. Egli parla di un ritrovato silenzio per amare la città, una pausa dal turismo e dalle guide.
Una pausa dal caos che avvolge Matera ormai sotto le luci, a volte soffocanti, della ribalta. Mi piace pensare che Gomez abbia riportato alle pietre spaccate, all’asprità ancestrale di questo luogo scavato nella durezza della terra, la vera identità di Matera. Che sia un modo per soffermarsi alla sua natura, e riflettere sua reale e roboante forza.