#refugeecameras è un progetto commovente e dall’impatto emotivo fortissimo. Ho pianto. Ho pianto davanti alla realtà vivida che questo progetto fotografico ci offre. I migranti sono umani, bambini, e hanno sul volto la paura di vivere. E di morire.
Crediti immagini: http://kevin-mcelvaney.com/refugeecameras/
#refugeecameras e il racconto attraverso gli occhi dei rifugiati
Chi mi conosce sa la mole di lavoro che ho in questo momento (creo testi ottimizzati SEO e gestisco le pubblicazioni sui social media di alcune aziende).
Eppure oggi mi sono fermata, un attimo. Con l’ambizione e la responsabilità di dover diffondere queste immagini. Sicuramente la genialità della procedura, l’intuizione esecutiva del fotografo tedesco Kevin Mcelvaney è degna di nota, ma è il quoziente umanitario che rende questo progetto unico, meraviglioso nel suo genere.
In breve: a dicembre del 2015 Kevin consegna 15 macchine fotografiche monouso a 15 altrettanti migranti, vittime di guerra e in cerca di un futuro migliore attraverso i viaggi che ben conosciamo. Le consegna in diverse città: Izmir, Lesbos, Atene e Idomeni.
Tre mesi dopo sette di queste 15 fotocamere tornano al mittente. E si apre uno spaccato feroce sul mondo dei rifugiati. Una prospettiva che tutti dovrebbero vedere. Tutti.
Sul sito di Kevin Mcelvaney troverete tutte le immagini delle sette macchine fotografiche ritornate al mittente. Promettetemi che lo farete, che condividerete. L’arte può salvare il mondo. Io ci credo.
Nella gallery sottostante riporto solo le immagini della Camera#6, il fotografo si chiama Saeed.
Ho lasciato la didascalia originale. Quella della prima foto l’ho tradotta.
Saeed ha ricevuto la sua macchina fotografica il 12 Dic 2015 in un autobus da Atene a Idomeni. Saeed proviene dall’Iran. Ha lasciato l’Iran, perché si è convertito al cristianesimo e ha corso il rischio di essere ucciso o arrestato per questo. Per attraversare i confini della Macedonia in Germania, si è registrato in Lesbos come cittadino afghano (gli iraniani non possono attraversare i Balcani dal 17 novembre 2015 e sono regolarmente respinti). Oggi vive a Hanau, in Germania.
Io sono mamma. I bambini, esausti, in braccio ai padri che preferiscono portare con sè verso l’ignoto ciò che hanno di più caro.
Verso il freddo, verso la paura. Che è comunque più lieve di quella che lasciano nelle loro case, distrutte.
La fotografia è testimone autorevole del tempo e dell’evoluzione dell’anima
La fotografia è arte. Un connubio tra anima e macchina. Una finestra con, da una parte, il mondo che ci circonda; dall’altra il nostro cuore.