Banksy riesce sempre a commuovermi: la sua Cosette dietro l’ambasciata francese è feroce e dilaniante
Io non ho la pretesa di poter distinguere ciò che sia arte da ciò che non lo sia. E con estrema libertà io sono sicura che chi ritiene di poterlo fare ha in sé un “ego” spropositato che mi auguro di non acquisire mai.
Posso però affermare che l’Arte, per me, è sinonimo di verità. Da che mondo è mondo, l’arte è l’irriverenza dell’espressione, un passo avanti verso la conoscenza del proprio sé superiore. E’ un’indagine dentro se stessi, è capire i meccanismi dell’esistenza messi a nudo dall’inconsapevolezza che il processo di Creazione ci concede.
Personalmente, in questo mondo fatto di “fake” (cose finte) e in cui l’informazione è sempre più “fake”, appunto, non mi stupisce che sia un’artista a rivelare al mondo, tutto il mondo, ciò che l’informazione tace o distorce.
Chi mi conosce sa che amo i Social Media, e che questa mia passione mi ha regalato un lavoro che amo, ed è per questo che la Cosette di Bansky mi sconvolge. Credo fermamente che i Social, o comunque il mondo digitale in generale, concedano i mezzi per capire, conoscere, valutare e nutrire l’individualità di pensiero e il lavorio personale della coscienza. Il Sapere è in mano a tutti, ma di un intricato alfabeto è il nostro “sé” a dover carpire i giusti messaggi e a farne codice.
Arte, QRCode e messaggi sociali fanno della Cosette di Bansky qualcosa di umanamente sorprendente.
La Cosette rimprovera l’ ambasciata francese
Analizziamo gli elementi uno per uno. Cosette è un personaggio del romanzo francese per eccellenza: I Miserabili di Victor Hugo. E’ una figlia illegittima, è una bambina sfruttata dalla famiglia Thénardier. E’ un’orfana, abbandonata, rifiutata. E’ comprensibile che una bambina che ha vissuto nella miseria più profonda possa nutrire sentimenti puri e sinceri verso coloro che vivono una situazione di disagio come i profughi di Calais.
Il luogo: siamo sul retro dell’ ambasciata francese a Knightsbridge, Londra
Banksy è chiaro: la Cosette che piange è riferito alla modalità di intervento della polizia francese sulla gestione del campo profughi di Calais. Argomento caro a Banksy, che ha recentemente “donato” le infrastrutture del suo Dismaland proprio per aiutare i rifugiati. Ma, caro Baksy, noi lo sappiamo: tu l’hai fatto per puntare su di loro riflettori e luce, per denunciare questa società che non sa più accogliere, ma solo “cancellare” con un colpo di spugna ciò che è scomodo. Beh, più che un colpo di spugna, in questo caso con un colpo di fumo.
I fumogeni
Sì, perché la nostra Cosette piange per i fumogeni, e il riferimento è chiaro: Banksy denuncia le azioni della polizia contro il campo profughi di Calais.
Il QRCOde
E Banksy non lascia spazio all’ immaginazione: il QRCode ai piedi di Cosette, vicino alla bomboletta di gas fumogeno, collega il proprio smartphone ad un video caricato su YouTube da “Calais Migrant Solidarity“, che riporto sotto. Questo invece è un video di Channel 4 pubblicato su Facebook, che ben spiega la dinamica dell’opera di Banksy (illustra benissimo il collegamento tra QRCode e l’opera).
Le mie conclusioni
Si può essere orgogliosi di essere italiani? In questo periodo? E lo si può essere perché il nostro paese ha un’anima regale in senso di accoglienza? Guardiamo oltre gli schemi: a volte si vuole guardare l’Italia come un paese zoppo che stenta a riemergere, nonostante i valori di bellezza e di arte del “saper fare” che lega l’immaginario collettivo al nostro paese. Ma, in questo mondo modellato sul disprezzo verso la nostra italianità e pieno di sguardi melanconici e agognanti verso un’Europa che così spesso punta il dito da un pulpito di cartongesso, io sono orgogliosa del senso di accoglienza che fino ad ora il nostro Paese ha dimostrato.
Siamo un Paese che può dire molto in senso di civiltà, molto di più di quello che vogliono farci credere.
Riguardo al significato dell’opera, due parole le voglio spendere su questa magica sumblimazione di tecnica, Arte e comunicazione, una sintesi fantastica che risuona in un messaggio carico di sentita denuncia.
L’arte contemporanea per me è l’arte di esprimere ciò che non si dice, che non si è detto, che non si è espresso. E Banksy è il fenomeno contemporaneo più vivo di tutto il panorama, a volte sterile, di questo inizio secolo.
Grazie Banksy.
Immagini da Banksy.co.uk
Grazie a te Francesca, il primo commento sul mio blog è il tuo e mi fa piacere!
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