Quando Arte e Cinema si incontrano: ecco “50 sfumature di Arte“, collettiva presentata all’interno della storica e famosa Galleria Vittoria di Roma, in via Margutta. Il tema e l’occasione erano legati al mondo del cinema: il sette giugno, giorno data del vernissage, è uscito in Italia il cofanetto DVD e Blue Ray di “Cinquanta sfumature di nero”, secondo capitolo della trilogia di Erika Leonard James.
50 sfumature di arte: il contesto
Raccontare la collettiva, dal mio punto di vista, è un privilegio. È estremamente gratificante vivere l’aria di via Margutta, la zona della capitale dove l’arte si respira, dove la storia della città ha un sapore “dolce”. Documentare con i miei occhi e i miei gusti la mostra, è quindi per me un grande piacere dal punto di vista professionale.
Il tema dell’esposizione orbitava intorno al mondo dell’Eros: l’erotismo in dodici declinazioni diverse, dodici interpretazioni con tecniche altrettanto differenti.
L’occasione era legata al mondo del cinema: il sette giugno infatti è uscito in Blue Ray e DVD “Cinquanta sfumature di nero“, colossal Universal Pictures. Si tratta della trasposizione cinematografica del secondo capitolo della trilogia di E.L. James.
La curatrice della mostra, Tiziana Todi, spiega che essa “si concentra sulla figura femminile: forte, decisa, senza vergogna, perchè sicura di quello che vuole“. Individua infatti forti analogie con l’evoluzione del personaggio di Anastasia, che “nel film “Cinquanta sfumature di nero muta e diventa “dominatrice” nella coppia, non attraverso i gesti ma attraverso le sue decisioni.”
Tre le opere che ho “sentito” esposte a “50 sfumature di arte”: eccole qua!
Mi piacerebbe soffermarmi su ognuna delle tre opere che più mi hanno incuriosito. Per gusto personale, per sensibilità, per individuazione, attraverso il mio occhio, di tratti unici e altamente inconfondibili di ogni artista.
Letizia Lo Monaco e “Geometrie freudiane”: quando è l’arte minimalista a esprimere Eros e Thanatos
Chi mi legge sa quanto sia grande la mia passione per l’arte minimalista: la più difficile da capire, collocare. La più difficile a emozionare. Eppure è la sua tintinnante semplicità, a rendere la minimal art, a mio avviso, l’arte delle arti. Faccio un esempio che traspone il concetto in altri ambiti: l’arte minimale è per me la “grammatica universale” di Noam Chomsky per quanto riguarda il linguaggio.
Pensiamo a Carl Andre, Donald Judd, Dan Flavin (di cui ho già parlato qui). L’estrema sintesi, l’estrema essenza.
E trasmettere emozioni attraverso la geometria è difficile. Letizia Lo Monaco ha, a mio avviso, centrato tantissime prerogative concettuali e fisiche per esprimere il mondo legato all’erotismo. Prima di tutto l’indagine materica; e poi la rappresentazione lineare, speculare e, in un certo senso, di tipo “taoista” di Eros e Thanatos.
Letizia afferma:
Secondo Freud, queste due pulsioni (Eros e Thanatos, ndr) sono sempre accoppiate, essendo accanto al desiderio di vita che ci spinge all’esplorazione, alla conoscenza, all’evoluzione, un altrettanto forte desiderio di morte che tende all’annullamento delle tensioni peculiari a Eros e alla stabilizzazione in una forma di esistenza inorganica”.
Ma oltre all’approccio filosofico e psicoanalitico, Letizia ha sicuramente ben rappresentato la vellutata, calda e vibrante sensazione del Eros.
Quello elegante, quello più sottile e raffinato, fortemente intrigante. La superficie di “Geometrie freudiane” è pregiata pelle. La sensazione davanti all’opera è quella di desiderare ardentemente di toccare il quadro, una sorta di seduzione primordiale istintiva, mirata alla ricerca di una morbida e rassicurante consistenza. Eppure, allo stesso tempo si tratta di una sensazione difficile da collocare perchè, fondamentalmente proibita (toccare le opere d’arte non è mai la cosa più giusta da fare!).
La scelta della pelle, accanto al significato più concettuale, denota un’ approfondimento materico molto profondo e altamente contestuale. Essa ricompare e si avverte ancora nel momento in cui si cala lo sguardo nella rigidità e nella perfezione delle linee delle bacchette. Senza esitare, con fermezza, congiungono Eros a Thanatos e viceversa. Una sintesi perfetta e indovinata del messaggio che l’artista vuole infondere.
Debora Malis e la forza dei simboli
Dell’opera di Debora Malis ho apprezzato la forza della rappresentazione didascalica.
La sintesi anche qui è protagonista, ma ci parla con un linguaggio profondo: quello semplice, quello legato all’infanzia. Si tratta di due pendenti in terracotta policroma. L’artista è essenzialmente una scultrice ed è anche un ‘esperta della tecnica a cera inversa, con la quale realizza gioielli.
Debora Malis ci parla attraverso i simboli, e il loro significato arriva molto a fondo. Il nostro bambino interiore assorbe.
In occasione del vernissage, ho avuto la fortuna di intervistarla, e mi ha spiegato alcuni dettagli.
Nella raffigurazione maschile ho rappresentato il sesso maschile con un pipistrello, cercando di parafrasare l’istinto predatore dell’universo erotico maschile. Invece, nel petto e nel ventre della donna, troviamo un cuore e rose rosse.
Una differenza sostanziale che lascia riflettere.
Gualtiero Redivo e il miracolo della sintesi materica
Non resisto alla forza della materia che parla. Alla scelta di materiali poveri, ruvidi, di corde, di nodi. Mi viene in mente Schnabel e i dipinti sui teloni dei camion. Burri e i suoi sacchi ispidi alla vista e al cuore, oppure Calzolari e le sue tele di sale, di cui avverti il sapore da lontano.
L’indagine materica e simbolica di “Eros” di Gualtiero Redivo (tecnica mista su tela 80×80) trova molti punti in comune con ciò che mi piace: un lavoro concettuale che si traspone in chiarezza sulla material scelta, lavorata e dotata di un nuovo significato. Un Tutto nuovo, un Tutto unico.
Per questo ho scelto di mostrarvi in maniera più approfondita l’opera di Redivo: un click nella mente fatto di note irripetibili nella musica della vita. Un hic et nunc che, a mio avviso, ha lasciato il suo segno nella mostra Cinquanta sfumature di Arte.
La scelta, l’accostamento e la manipolazione di materiali eterogenei danno corso a nuova vita, aprono la percezione a nuove possibilità. Quindi indagare la materia non vuol dire scoprire una bellezza ma l’anima del nostro tempo. Un’operazione svolta con meticolosità per suggerire senza traumi una forma, per passare dal caos del processo all’idea compositiva e riscoprire il dominio della coscienza.
Dal sito di Gualtiero Redivo
Il lancio del film “Cinquanta sfumature di nero” e il vernissage della mostra in via Margutta, presso la Galleria Vittoria
L’evento, oltre allo spessore artistico, è stato un’ immersione piacevole nella calda atmosfera di Roma, in una via meravigliosa e ricca di “sfumature” (è il caso di dirlo) interessanti. Universal Picture Italia ha curato i minimi particolari, rendendo ogni dettaglio ricco di stile. Ho incontrato persone gradevoli, ho imparato tanto. Spero inoltre che torni presto l’occasione di scrivere di arte contemporanea, magari in una location ricca di storia e valore come questa.
Altro spaccato piacevole della serata: una compagnia sorridente e colorata!
Non posso non menzionare un’aspetto scoppiettante e goloso (come i pop corn gourmet distribuiti all’evento) del vernissage di 50 sfumature d’arte.
Sono stata travolta dalla bellezza, simpatia e professionalità di blogger di successo. Martina Corradetti, Nadia La Bella, Ida Galati, Fabrizia Spinelli. Grazie ragazze per la vostra spontaneità e per le risate condivise.
Crediti immagini. Universal Pictures