“I convert the energy of life, in dots of the universe” Yayoi Kusama
Sono stata invitata all’anteprima per la stampa italiana di Kusama Infinity a Milano, presso Wanted Clan. Mi sono buttata subito a scrivere al riguardo, ma per me è stato difficile. Tanto vorrei scrivere, e tanto c’è ancora da scrivere su Yayoi Kusama, una delle più grandi artiste al mondo, protagonista indiscussa dell’arte di ben due secoli. E non solo per la sua longevità, ma perché ancora tanto si deve dire, e fare, per capire il suo mondo che finalmente viene apprezzato e sentito, ma non è ancora conosciuto a fondo.
La mia tentazione quindi è raccontare il suo proposito artistico, che ben miscela nevrosi e colore. Un accecante rullio di metafore, un poker di tendenze miscelate in un linguaggio unico, che però le lascia ben distinte. Il segno, la gestualità dell’arte informale; la performance d’arte intesa come happening concettuale; la pop art e la brillantezza del suo smalto; l’indagine materica a 360° tra pezze e specchi. Insomma, Yayoi ha attraversato e interpretato le fasi cruciali di ogni tendenza artistica dagli anni 50 in poi. Si è dibattuta violentemente per far sentire la sua voce, ed è stata ascoltata nel momento del silenzio. Un astro folgorante nel panorama artistico odierno, ma che risulta più condiviso e visto sui social media che sui libri di storia dell’arte. Perchè?
Kusama Infinity: gli occhi della regista Heather Lenz
Io e Heather Lenz abbiamo in comune la laurea in storia dell’arte. Si accorge, come me, che nelle miriadi di volumi e di manuali che ho studiato per nutrire la mia passione, le opere d’arte di donne si contano sulle dita di una mano (forse due). Per questo io mi innamoro della figura di Artemisia Gentileschi. Per questo mi sono innamorata di questa regista che ha avuto la stessa mia sensazione, tanto da decidere di raccontare la più formidabile e cocciuta artista donna degli ultimi due secoli.
La regista conosce l’arte di Kusama in momenti non sospetti riguardo il suo grande successo futuro, e sente dentro di sé la voglia di dare luce e comunicare la sua infanzia, i suoi anni a New York, la sua malattia.
Una piccola grade soddisfazione: la rivalsa ideologica di Yayoi Kusama in Kusama Infinity
Yayoi molla tutto, lascia una situazione logorante e delirante a Matsumoto, in Giappone. I suoi disegni le vengono strappati dalla madre, che riversa verso i figli rabbia e frustrazione. La salva una donna, un’artista americana, Georgia O’Keeffe. Una donna che porge la mano ad un’altra donna. Yayoi parte, molla tutto e riesce a farsi notare, riesce a far sentire la sua voce.
Un’ America misogina e particolarmente ruffiana si impossessa delle sue idee e le sfrutta a suo favore. Yayoi era piccola di statura, asiatica, donna.
Ecco, attenzione: è questo il motivo narrativo che ho amato di più in questo film documentario. La regista Heather Lenz riesce a rendere giustizia a Yayoi e alle azioni negative subite con eleganza, con determinazione, mai in maniera petulante.
Sono chirurgicamente menzionati gli artisti che sfruttarono a loro favore (copiarono, a dirla breve) le intuizioni materiche e spaziali di Yayoi. Il tutto è raccontato dalla registe con il tono distaccato della cronaca e del succedersi degli eventi, ma la puntualità appuntita delle informazioni e della ricostruzione temporale rende giustizia a Yayoi con delicatezza ed eleganza. Una sorta di rivalsa educata, viva, sensibile che, secondo me, solo una donna poteva esprimere in maniera decisa e allo stesso tempo delicata.
La pazzia: Yayoi non è mai ridicola: Heather racconta con profondità e comprensione lo stato mentale di Kusama
Un altro aspetto che ho amato della narrazione cinematografica è il racconto della malattia così rispettoso. Una delicatezza e un rispetto così profondo io me lo aspetto solo da una regista donna che ha deciso di raccontare quello che è, ma con un equilibrio filtrato dal profondo rispetto e comprensione, ma mai intriso di compassione.
Ho respirato vibrazioni positive dall’impostazione filmografica, ho sentito Yayoi per quello che è, per quello che ha subito, per quello che sarà (finalmente) nella storia dell’arte del passato, presente e futuro.
Note su Wanted Cinema che distribuisce “Kusama Infinity”:
Vogliamo proporre voci e linguaggi rivoluzionari
Affrontare argomenti scomodi
Farvi ascoltare solo chi ha davvero qualcosa da dire
Contro le logiche omologanti della legge di mercato
Chiedervi di alzare la mano per il cinema che davvero volete
Pellicole raffinate, clandestine, fuori dal coro
Voci nuove, non convenzionali, a tratti rivoluzionarie
Temi senza tempo, e quindi sempre attuali
Wanted è una società di distribuzione cinematografica
che parla a un pubblico sensibile e dal gusto trasversale.
Come non posso essere innamorata di questa società di distribuzione cinematografica? Non vedo l’ora di vedere il docufilm dedicato ad un’altra grande artista donna che lascerà (e ha già lasciato) il segno: Vivienne Westwood.